L’agricoltura civica una risposta alla crisi?

Staff Agritettura, 26 Luglio 2025

Agricoltura civica

Nel 2015 più di 190 governi hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo  Sostenibile con cui si sono impegnati a lavorare insieme per la lotta alla povertà e alla fame, alle disuguaglianze, ai cambiamenti climatici. Negli ultimi anni, la pandemia COVID-19, la crisi climatica, e i conflitti bellici hanno reso ancor più evidente la fragilità dei nostri modelli di sviluppo e la necessità di attuare azioni congiunte, ma anche la difficoltà a metterle in atto in tempi brevi. L’avvicinarsi del 2030 mostra che siamo ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi prefissati, richiedendo un’estensione temporale almeno al 2050.

Se da un lato i governi faticano a rendere operativi gli obiettivi prefissati, dall’altra parte una comunità diffusa di agricoltori urbani sperimenta da anni in giro per il mondo forme di resilienza alla crisi ambientale e sociale che stiamo vivendo, dando vita ad orti comunitari, giardini terapeutici, fattorie urbane. Un movimento noto come “agricoltura civica” (o civile), un’agricoltura cioè che con “la coltivazione di piante e l’allevamento di animali a fini alimentari persegue il bene comune” generando valori di relazione durevoli e continuativi. Una forma di agricoltura praticata per migliorare la vita civica e la qualità ambientale delle aree urbane, rispondendo alla necessità dei cittadini di ricostruire un rapporto con lo spazio aperto, agricolo e naturale. Praticata non solo per scopi alimentari, ma anche a scopo educativo, ricreativo, sociale, e per il benessere psicologico, può fornire importanti benefici ambientali (ad esempio la lotta al consumo e all’erosione del suolo, l’ abbassamento delle temperature, il mantenimento della biodiversità).